2005
Millecinquecento miliardi di dollari o, se si preferisce, il cinque percento del valore della produzione mondiale. È l’ammontare dei capitali su cui possono contare le organizzazioni eversive di tutto il mondo. Un flusso di denaro enorme e in continua crescita, che viaggia lungo le arterie finanziarie del mercato globale, da Wall Street alla City di Londra, da Hong Kong ai mercati dell’Asia centrale. Nel corso degli anni questa economia nell’economia ha alimentato le attività di gruppi diversissimi – Contras, Ira, Brigate rosse, Eta, al-Fatah – ma dopo la caduta del Muro di Berlino è passata per lo più sotto il controllo di una potente oligarchia mediorientale: quella che dopo avere combattuto a fianco dell’Occidente nella lotta contro l’impero sovietico ha giurato guerra ai suoi finanziatori del passato. Ma nel tempo della globalizzazione dei mercati è ancora possibile distinguere gli interessi di Osama bin Laden e degli altri principi del terrore da quelli della finanza occidentale? L’economista Loretta Napoleoni ha provato a tracciare i confini sfuggenti di questo continente sommerso che si nutre di droga, petrolio, armi, pietre preziose, riciclaggio di denaro. La sua inchiesta economica diventa così un’analisi dettagliata del più preoccupante problema politico del nuovo secolo, un’interpretazione generale della storia del nostro tempo. Per la prima volta l’ordine mondiale emerso dopo l’11 settembre 2001 non appare come il risultato di un presunto scontro di civiltà o di un’immaginaria guerra di religione, ma come la diretta conseguenza di interessi economici che uniscono e allo stesso tempo dividono Oriente e Occidente.
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